È un argomento «scottante» l’amore.
Tutti razionalmente ci dichiariamo degni di riceverlo, capaci di darne, increduli o preoccupati dalla sua assenza nelle nostre vite.
Spesso sottovalutiamo però come l’amore sia «qualcosa» che abbiamo imparato a classificare e a definire nell’infanzia e le richieste che avremo da adulti, o la forma di amore che saremo pronti, consapevolmente o meno, ad accettare e a dare risentono di quella primissima esperienza.
Il rischio, se non si è compreso, definito, accolto quella prima forma di bene con cui si ci siamo relazionati, è di chiedere o pretendere di trovarlo da adulti in forma superiore a quella funzionale.
L’amore che abbiamo «perso» e che ci è stato negato non può essere compensato da altri. Perché siamo adulti, non bambini e l’amore che possiamo pretendere è quello tra due persone capaci di dare e ricevere.
Se ci avviciniamo all’altr*con la pretesa di un risarcimento che etichetteremo come amore, il rischio di fallire in quella relazione e provare un infinito dolore, sarà alto.
Non possiamo chiedere a qualcuno di farci sentire amati come avrebbero dovuto farci sentire le figure di accudimento nell’infanzia.
Dobbiamo cercare di colmare quel vuoto e sostituirlo con la capacità di prendersi cura di lui.